Biografia

Note biografiche su  Roberto cilento
Nato il 22 -10-1959 a Serramezzana in provincia di Salerno, paesino incastonato nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, che annovera nel suo territorio 82 comuni 12 dei quali, portano il cognome della famiglia CILENTO nel suo comprensorio, per estensione, è il piu grande d’Europa 721 kmq. Dopo poco tempo dalla sua nascita, la famiglia si trasferisce ad Agropoli, ridente cittadina sulla costa Cilentana confinante con la ben conosciuta „Paestum “ edificata in eta Romana, visitata da milioni di persone provenienti da tutto il mondo.
Cresciuto in una famiglia contadina, primo di sette figli, per aiutare il padre invalido, già a 9 anni, ha cominciato a lavorare nella pausa estiva della scuola, come sguattero in una pizzeria. E dopo la scuola anche una parte del pomeriggio insieme ai fratelli piccoli, era dedicato ad aiutare i genitori.
Desideroso e curioso di sapere, non disdegnava lo studio, e scoprire ogni giorno, il miracolo ed il valore della vita, che ancor prima che a scuola, cosa ne  significasse la parola, lo aveva esperimentato, giorno per giorno nel  capire già nella prima infanzia, che dovere, e piacere, non sempre hanno una misura pari. A 11 ha cominciato a lavorare a bottega, a Salerno quindi viaggi in treno, ogni giorno, che erano anche occasione,  per osservare gli altri, parlarci  e capire piano piano come viverci insieme. Diecimila lire alla settimana, e l’abbonamento del treno pagato, non bastava, ed allora di ritorno da Salerno la sera lavorava come banconiere in un bar del centro di Agropoli, quei pochi spiccioli, erano per la famiglia. La sua giornata, era dedicata invece ad imparare un mestiere, per il suo futuro.
Il resto della fanciullezza non è diverso : vari lavori in cantiere, per imparare il mestiere,  poi il resto del tempo in campagna ad aiutare la famiglia. Nel periodo scolastico dopo la licenza elementare, non era cambiato un granché, per sei mesi  ha frequentato,
con ottimi profitti  la prima media il mattino, il pomeriggio cantiere, ed a fine settimana lavorare in pizzeria, o in un bar per racimolare qualcosa da portare a casa. Imparare il mestiere a quel tempo non era ben remunerato, bensì era un onore stare a bottega da un maestro di buona fama. Ed egli ne ebbe di ottimi,che lo rispettarono come allievo, e allo stesso tempo lo trattarono  come un figlio e da questi maestri  apprese mestiere, il rispetto per la professione, e la natura stessa.
Curioso, e diligente, non tralasciava niente per capire, e recepire, le regole della costruzione, e del restauro. Particolare impegno proferiva nell’apprendere le  tecniche particolari, ed i sapienti segreti dei maestri del passato, che si tramandavano gelosamente da maestro ad allievo, a volte carpite,  segretamente (alcuni maestri non sono propensi a donare ai loro allievi tutti i segreti, alcuni li centellinano nel tempo in modo che il garzonato non abbia mai fine, quasi come una sorta di schiavismo) sicuramente acquisire con sacrificio queste nozioni sui restauri ha un  grande valore,  sono oggi in lui la memoria del passato, un volume di conoscenza, che  danno modo  oggi con tecniche specifiche di intervenire nei restauri delle opere tramandateci dai nostri avi ,affinche abbiano  a rivivere gli splendori del primo giorno, e testimoniare con orgoglio la storia.
Anche il vivere ad Agropoli, già allora piccola  cittadina sulla costa Cilentana  una parte della giornata, accresceva la sua curiosità, tutto quello che vedeva,, o ascoltava diventavano poi informazioni da trasferire la sera  ai fratelli, che vivendo in campagna non conoscevano la gioia del sapere,le regole,i disagi del convivere con i „cittadini „. Questi consigli erano utili per loro, prima di andare a scuola in città.Allora e giusto dire  quanto declamato in un detto popolare
„Primo figlio secondo padre“
Lasciò malvolentieri la scuola già alla prima media dopo aver frequentato solo sei mesi, seppur con ottimi risultati.
Era  necessario aiutare la famiglia, ma si ripromise di acquisire la licenza media in futuro, per poter in qualche modo con un titolo di studio anche se di minimo livello, partecipare a qualche concorso pubblico, (cosa che fece in futuro con ottimi risultati).
Nell’estate del 1971 casualmente, gli venne proposto di emigrare a Torino, se pur non ancora dodicenne, con il permesso del padre, che conosceva bene il papà del suo futuro datore di lavoro , decise  di partire, perché aveva  valutato, che la differenza tra il sud ed il nord era grande già quella volta.E poi quei soldi : 60 mila lire al mese per un lavoro erano un tesoro per la sua famiglia.
Quindi, la sera del 23 settembre del 1971 aspettò accompagnato dal  padre  che il treno delle FS: Reggio Calabria -Torino  porta nuova delle 23.30 giungesse, nel frattempo il padre gli rammento alcuni principi che  ben conosceva: di non prendere niente senza chiedere permesso,  neanche  se stesse morendo di fame, di svolgere prima il lavoro, e poi chiedere il compenso, e di comportarsi bene, ma non da schiavo.Alla fine, il treno arrivò, e quindi incominciò una nuova avventura.
Il viaggio durò tutta la notte, e verso le 13 arrivo giunse a Torino, gia‘ la stazione gli sembrò Immensa, invero, era molto più grande della stazione di Salerno ! Ripresosi dallo stupore, con il  biglietto sul quale c’era scritto indirizzo, ed il n di telefono,
dei suoi nuovi datori di lavoro, si accodo, alla fila degli adulti che aspettavano il turno, per salire sul taxi, era tutto troppo nuovo anche i taxi così di colore giallo, non li aveva mai visti. Quando arrivò davanti alla macchina trascinando la valigiona, (era lui piccolo, la valigia,era normale!) Il tassista scese dalla macchina, e reclamo rifiutandosi di farlo salire, perché disse tu sei scappato di casa e io non voglio grane con la polizia.Ma quando gli porse il biglitto con scritto il nome del datore di lavoro e l’indirizzo con un po di tenerezza  lo rassicuro e lo accompagno.
Giunto a destinazione venne accolto, con stupore, perché l’accordo con suo padre era, che lui telefonasse dalla stazione,
È andavano loro  a prenderlo, ma lui era già un ometto anche se  non lo sapevano ancora.Nei giorni a venire cominciò  lavorare, e verificò ahimè che lo stipendio promesso, era conquistato lavorando 15 ore al giorno di lavoro e 5 di pausa al pomeriggio della domenica sette giorni su sette ecc.Ma non si lamentava, nonostante la grande mole di lavoro, e la lontananza dalla famiglia quello che stava facendo era dovuto, e lo avrebbe fatto mille volte ancora, perché la riconoscenza della famiglia tutta per i suoi sacrifici non gli furono mai negati in futuro.
Nell’adolescenza,  messa da parte la scuola, ma non  la curiosità, e l’interesse nel capire e formarsi delle idee e principi propri,continuò a lavorare alternando tra il Nord ed il suo paese, il tempo da dividere con la famiglia.Poi trasferitosi a Brescia nell’anno 1978,
dove lavoro per quasi tutto l’anno, colse  l’occasione è partecipo ad un bando di concorso per allievi guardie di pubblica sicurezza Con buon esito venne scelto, e partecipo al concorso nazionale a Roma, venne arruolato, in polizia e scelse come destinazione, la scuola di Trieste in Friuli, dove a tarda sera il 28-novembre dell’anno 1978 arrivo alle 11, 30, e poi  prelevato da una camionetta militare.
Da quel momento quel senso del dovere, e dei diritti, insegnati da maestri e insegnanti, con buoni riferimenti al senso civico,
la tradizione militare delle famiglie dei genitori nelle quali, si annoveravano generali comandanti, ufficiali e sottufficiali vari,
gli  diedero uno stimolo nuovo, e lo condussero  durante questa esperienza a servire, gli uomini, e la patria.
La formazione professionale in polizia , ebbe, nonostante la minima esperienza scolare avuta da bambino, degli ottimi risultati,
forse anche a compensare quel gran desiderio che aveva sempre avuto di capire tutto quello che gli veniva a portata di mano (tanto che quando in giovane età, acquisì la licenza media studiando  la sera, ( dopo una giornata di lavoro ) i professori gli consigliarono visti i buoni risultati nello studio, di iscriversi al liceo scientifico, caldeggiandolo vivamente  le sue buone capacità,
al che egli ringraziando, rispose: devo lavorare prima viene la mia famiglia, poi io. Alla fine del corso all’esame di stato conseguì un ottimo 56 posto su un totale di 475 allievi, nonostante molti di loro fossero in buona parte diplomati, e laureati.
Non era meno nelle tecniche professionali, tiratore scelto elemento di spicco della squadra sportiva, conoscenza  a memoria del codice penale, e del codice di procedura penale con i tre gradi di attenuanti, ed aggravanti, consegui la patente di guida con corsi specifici, anche il libretto navigazione, con abilitazione a pilotare imbarcazioni di grossa stazza. Non a dimostrare di essere un secchione, ma bensi rispettoso dell’impegno assunto all’inizio con coloro che lo avevano scelto.Poi, nell’anno 1981 decise di congedarsi dopo la prima ferma di tre anni rinunciò a  proseguire la carriera militare, per ritornare alla sua vecchia passione il
restauro, e la creatività.
Il lavoro in polizia, lo aveva portato a conoscere un po molte citta italiane, Roma Napoli Firenze Bologna Modena Venezia, Belluno ecc..Nel frattempo aveva vissuto molto tempo a Trieste citta d’arte e di cultura, ed i sempre più frequenti contatti con l‘ ambiente letterario,  lo avevano stimolato, a corrispondere via via con molte persone, conosciute in teatro , al caffè degli specchi, in piazza ecc.
Musicisti, scrittori, giornalisti, pittori cantanti, alfine casualmente conobbe il Signor Giardina un professore di lettere che insegnava
all’università di  Trieste, aveva pubblicato vari racconti, tra l’altro aveva avuto il merito ed il coraggio di dare voce a quelli che scrivevano qualcosa e sentivano dentro forte la voglia di esprimere i loro sentimenti, ma quasi nessuno da voce subito agli sconosciuti!
Ma al signor Giardina questo non e sfuggito, aveva creato una rivista culturale a tiratura mensile, distribuita in tutto il triveneto,
nella quale era entrato a far parte anche l’autore, negli anni 1981- 1982, addirittura come redattore responsabile della città di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine.Questo proprio per dare voce agli sconosciuti, e far crescere in tutti, quella voglia di esprimere qualcosa, che a volte ti sorprende!
All’autore era successa la stessa  cosa: anche a lui piano piano la mano comandata dal cuore, aveva cominciato a scrivere versi, uno dietro, l’altro giorno dopo giorno come una sorgente in piena , che da tanto aveva  raccolto ogni goccia, ed ora non poteva più trattenerle, cosi come le parole, che si stendevano sulla carta, svuotando l’animo, di tutte quelle cose messe li da tanto tempo!
Lo scrivere, o l’esprimere in varie discipline la creatività e come mettere ordine in casa,prima o poi occorre farlo, e quando tutte le esperienze sono ordinate a mo di libri posti sugli scaffali, la soddisfazione per averlo fatto ripaga sempre.
Cominciava così anche, ad avere  pian piano il plauso di scrittori  affermati già nel 1980 durante il lavoro in polizia.
Durante il servizio svolto a Grado conobbe lo scrittore Friulano Carlo Sgorlon con il  quale in qualche pomeriggio passato insieme a passeggiare discuteva della vita nel suo insieme, del piacere che entrambi provavano nello scrivere, del senso e dei termini dell’espressione lettereria e le sue  deduzioni. Fece così tesoro dei suoi consigli, e delle sue  considerazioni che erano di tutto rispetto verso quel „ragazzino che scriveva come un fulmine!Il maestro già in quegli anni era molto famoso, per aver espresso validi giudizi sul periodo delle due guerre e sulla cultura Friulana, della quale  aveva grande  rispetto e lo  aveva raccolto in varie pubblicazioni
L’autore nel 1981, conobbe pittrice  IvanaPanizzo, molto affermata in Italia e all’estero, che lo introdusse nel mondo letterario veneto, conobbe vari autori tra i quali lo scrittore Andrea Zanzotto, che lo accolse volentieri nella sua casa sulle colline dell’entroterra Trevisano, in una frazione di Pievedi Soligo.Questo poeta contadino di buone maniere,  che dava consigli come un padre, gli recensi alcune sue composizioni e nelle note  di merito, paragone, alcuni scritti dell’autore, come  se vestissero lo stile del gran maestro Giosuè Carducci.Anche la casa  editrice  Italo Svevo di Trieste , avevano recensito gli scritti fino agli anni 1982, quali composizioni, di buona espressione e profondo significato tanto, che vi erano stati dei contatti, per poter pubblicare un libro.
La permanenza in provincia  di Treviso, fu molto proficua compose  molte poesie, che raggruppo sotto il titolo „PENSIERI & PAROLE“  che furono anche registrate alla S.i.a.i.e a Roma.Durante una visita a Milano  spende un po di tempo, per andare a trovare un amico di infanzia,trasferitosi da anni a Milano. Enzo era fotografo e collaborava con lo zio nel gestire un agenzia , l’autore nel parlargli anche dei suoi hobby gli  mostrò le poesie scritte negli ultimi tre anni.E lui  stupito, di questa capacità innata dell’amico si offrì di aiutarlo  perché conosceva i direttori di testata, di alcune case editrici in quanto gli vendeva  i servizi fotografici.
Allora, ha cominciato a portare un piccolo fascicolo  con le poesie: alla Rizzoli,  alla Rusconi ed in fine alla Mondadori.Dopo una settimana solo la Mondadori aveva fissato un appuntamento, le altre due case editrici, avevano nicchiato, non avendo interesse a pubblicare. Quella mattina nella sede della mondadori, al terzo piano della redazione culturale furono accolti dal  direttore e due assistenti, erano  interessati a pubblicare un libro,  forse quasi due, con le  poesie che avevano in mano,
da inserire nella  famosa serie “ i  Pocket Mondadori „. La proposta era allettante per l’autore, che avrebbe dovuto però trasferirsi a Milano per tre mesi,  ed ogni giorno lavorare con dei professori, per dare una forma commerciale alle poesie.
Certo chi ama l’arte di qualunque disciplina si tratti non la esprime in versione ufficiale, ma la plasma così come la sente, la gode anche se non vale niente,a volte egli l’aiuta a crescere  perché la vede piccola, mentre gli altri che la osservano, in tutta la sua importanza la vedono già grande.
Ai  loro occhi esperti, non era sfuggito il valore dei  suoi pensieri , tanto da volerlo  trasformare in un messaggio da portare al pubblico di una nazione! Certamente era un grande onore per un giovane autore appena appena ventunenne. Addirittura  si parlava anche di una collaborazione per scrivere le storie di topolino, perché  lo stile dell’autore era semplice, ma allo stesso tempo le parole che usava, per descrivere le cose, le  trasformava quasi magicamente in immaggini.
Ma purtroppo l’onore si scontra con la vita ed essendo lui primogenito di sette figli , e con i genitori entrambi invalidi non poteva permettersi quella “ vacanza di tre mesi „, era lui il sostentamento della famiglia,quindi malvolentieri dovette rinunciare.
Ma ringraziando Iddio, per il grande dono che  aveva ricevuto, si ripromise, che se in futuro, avesse ricevuto ancora offerte del genere, avrebbe molto volentieri donato una parte degli introiti ad un progetto di beneficenza, perché un artista, altro non fa, se non raccogliere; emozioni, sensazioni, dolori, e  piacere ed incanala, con il suo talento, questo flusso di  informazioni in ogni sorta disciplina artistica , per farne dono poi agli altri, così come un collezionista,  felice del suo raccogliere opere, apre le porte dei suoi piaceri agli altri affinché chiunque goda del piacere della creatività stessa.Negli anni a seguire, compose diverse opere, poi nel 2007 per lavoro si trasferisce in Germania a Monaco di Baviera, dove continua a scrivere e comporre versi, monologhi nei quali il rapporto con l’altro, lo stress da compiuter, il disagio dei bambini in particolar modo nella città, hanno sempre molto spazio.E poi due commedie: nei suoi scritti, prevale sempre l’uomo, i rapporti, che intercorrono tra le persone, essendo migrante da fanciullo, a questo tema non  disdegna nei suoi pensieri, di dargli sempre un posizione di riguardo. In particolar modo nella commedia “ perché soli „; tratta il disagio della solitudine, dell’uomo  quando è in difficoltà per malattie, per essere anzitempo uscito dal circuito lavorativo, o  quando per sua volontà si è allontanato dagli altri, trascinato dagli eventi personali  si e  avviato verso le dipendenze dal gioco, l’alcool, la droga ecc.Poi anche lo spazio ( e tante volte anche la voglia ) manca per vivere con i genitori, diventare naturalmente maturi, a volte in questa società ipercompiuterizzata diventa difficile, non tutti sanno mantenere nelle famiglie i nonni, con il loro grande supporto conoscitivo, anche la loro buona dose di pazienza e di  amore incondizionato può essere utile! Per lui lo scrivere è rivalutazione degli eventi, alla luce dell’esperienza che matura ogni giorno, in una continua crescita interiore.Da questi momenti di profonda riflessione, egli estrae gli stimoli giusti per comporre: A MIO PADRE,  LO SCHALET E GLI AMICI, IL SENSO DELLA VITA,
DOMENICA CRISTIANA, FESTA DI EMIGRANTI, LETTERA APERTA ad UN FIGLIO, QUANDO IL TUO CUORE, SOGNO, IL TUO VISO ecc….
NON SOLO AI GENITORI e‘ uno sguardo sulla famiglia nella sua complessità, l’autore percorrere in tutte le direzioni i problemi della  società cercando di  connettere il naturale e gioioso bisogno delle persone di creare una famiglia, all’opposto disagio delle grandi città, delle guerrre delle migrazioni, anche  forzate.L’altra commedia IL PAZIENTE CON LA VESPA IN TESTA, tratta un disagio in crescita nella nostra società “ Il mal di testa “ l‘ autore  con un po di ironia, spulcia nei rapporti, tra paziente, e dottore, in un contesto, quasi “ normale “ coglie gli aspetti più importanti trasferendoli poi sulla scena della satira, per dare al disagio un po di spazio
anche nella fantasia.L’autore in una visione d’insieme, coglie a suo modo alcune aspetti specifici nel rapporto tra le persone, nella vita di tutti i giorni, anche nelle estreme conseguenze di alcune azioni, non tralascia nulla anche se sono temi difficili da scandagliare.
Nel periodo 2007 – 2013 ha composto molte liriche ed approfondito per la sua curiosità,  parecchi temi, e con sempre maggior impegno, non tralascia neanche un’occasione,  per capire e quando può descrivere le sue sensazioni.
Monaco di Baviera 05-03-2014